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Alzati da quel divano o ...

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Dunque, sei qui!


Io arrivo a casa, e tu, ovviamente sei QUI. 

Non ti è bastato essere qui ieri sera, o oggi a pranzo. Sei qui anche ora!!

Sai dove sono stata io tutto il giorno? Sono stata seduta come te ma in un stupido ufficio. A sgobbare, oltretutto affianco a Giorgio, che puzza!

E tu? Sorridi? Mi prendi in giro?

Sei sempre con quel telecomando in mano e non fai altro che fare zapping e guardare il palinsesto televisivo immediatamente successivo.

Pagine Marine VIII

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Guardarsi negli occhi

tenersi per mano

cadere ignudi sulla sabbia tiepida

e avvoltolarsi.

Essere lambiti dalla onde

e restare taciti

presi,

è veramente divino,

Clelia.

 di Fedor Nicolay Smejerlink

Di quell'azzurro bacio

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Dal riascoltato accento
quell'azzurro bacio
a tergermi le labbra
il pane secco nel cartoccio:

- è un nome, solo un nome,
farfalla sul petto
e sulle membra smagrite. -

Lampade di sepolcro
gli occhi infossati a fior d'acqua
globi di vetro che riflettono
 
l'argentea fronda dei capelli
che acquieta il volgere del giorno:

Ho sete di te

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Perchè mi assale un’ansia febbrile

che sa di antiche memorie

sepolte nelle recondite sfere

dell’animo e me ne sto in vaga

incertezza tra queste galoppanti

nuvole e questo mare di pensieri

che hanno sommerso la mia volontà

e mi chiamano all’insensata

fuga dal tempo che ora vivo

perchè è mio, di mia scelta?

Stagioni

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Primavera

Fremiti d’ali; aeree, guizzanti

tornano. Han le convalli una canzone

nuova, melodia divina con l’acque

fluenti ai piani; creature leggere

evanescenti, cui l’ombra d’un sogno

si rassomiglia, e dall’istesso incanto

ebbero l’ali per volar ne’ cieli.

La giostra

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Mille volte meglio girare

in giostra al campo tre

che metterci un cuore

a girare il soffitto

con lo sguardo fisso

a trovar le mosche bianche

pensando che la vita

è avorio d'amante

in corpetto di raso

con un bimbo al grembo:

A mia madre

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Io t’ho chiamato, mamma, cento volte

e cento il mio nel guardo tuo fissai

tu sei lontana, mamma, e non mi ascolte

le angosce del mio cuor non le saprai.

Fosti la sola che a le notti insonni

i singhiozzi affidavi e il pianto amaro

mentre lungi dal tetto a tristi donni

senza difesa esposto era il tuo caro.

A Giovanni Aloi

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Or che la triste tua silente imago

a me ritorna dai lontani colli

ove alla giovinezza eran disvago

l’ore trascorse in irrequieti e folli

            giochi di bimbi, te, cui già il sorriso

            dolce mancò della creatura prima

            che ansiosa fisse in noi pallido il viso

mutilo e solo e senza alcuna stima

La mia casa di viale Tiziano

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La mia casa

è una piccola tana

sospesa tra alberi altissimi

e un sentiero d’argilla.

Ignora la luce del sole

la luce del giorno;

vi splende soltanto

lo sguardo d’un piccolo bimbo.

Lo sguardo del nonno

s’è spento nel buio, per sempre.

in-ver(n)o

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Batte la pioggia, rovina

sul muro percosso

nella propria parte

di mammella sgonfia

allo sfinimento

di tanta pelle sulle costole.

 

Mi volano sassi negli occhi,

il cielo sbianca fagotti di cuore

a colpi d'inverno:

 il tuo nome cresce

nella crepa del sepolcro,

Voci che urgono

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Riso doloroso di Gwynplaine

sulla faccia stanca

e l’anima immersa nell’abisso

del pensiero, senza sosta.

Vi è nell’ansia di uscire alla luce

il prodigio del vero

ma tenuto in un intrico di fili

senza bandolo, anellidi vacui

che con oscena bocca

Pizzo, mappamondo fiorito

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Pizzo, sorella di Venere,

nata dal mare,

la cenere dello Stromboli

non sporca le tue acque

chiare come acqua di fonte

non brucia i fiori dei tuoi mandorli amari

i filari delle viti.

Un profumo tepido di zagare e tigli

t’invade e t’invade il carrubo

Alle mie figliole

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Siete tornate: nella notte fonda

tenendoVi per mano

siete tornate per un’ora sola

ad abbracciar la Mamma

e a chiederLe perdono...

siete tornate nella veste bianca

siete tornate nella veste bruna.

A Ida

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Quando, compagna mia, sull’erma afflitta

tomba porrai di fiori un gentil dono

sosta daccanto all’urna, derelitta,

obliando il mondo ed ogni umano suono.

            Come tocca dal sol fremente allora

            la zolla parlerà le sue divine

            note armoniose cui porgevi ognora

l’intento orecchio  ed il fluente crine.

Ma sussurrar udrai tanto più cara

la voce nota a te nell’aspra via