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O sorella

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Qual ti pinse nel rovo del Santo

incerta mano, sì che di sangue

tingevi ancora la rosa colta

in suggestione di offerta semplice

ma pur viva di fiamma fraterna

in cui si ritrovano gli uomini

per uguale favella e nelle ansie

ai doni del Padre partecipi,

afflato d’amore, se non la speme

di addurre sui sentieri del vero

distolta un’anima che nel crollo

disincantato in cui il pensiero

umano è reso fallace vedevi

redenta alla sua vera natura?

Cogliesti nel segno all’umile

gesto, ché nello stagno dell’animo

inquietudine è vita e l’acque

agitate hanno sprazzi e colori

che si tingon di cielo in aere

puro, ove in percezione più acuta

trascende la divina ragione

l’immediata presenza di Dio.

Nel freddo del chiostro da lungi

avrai un giorno da presso il sentore

di un’aspra stesura assetata

da una stilla di sangue fatta di ùbere

come all’ubero avevi di Chiara

tratto il latte fecondo di fede.

Ogni tua opra sia pari, sorella.

di Fedor Nicolay Smejerlink