Perchè mi assale un’ansia febbrile
che sa di antiche memorie
sepolte nelle recondite sfere
dell’animo e me ne sto in vaga
incertezza tra queste galoppanti
nuvole e questo mare di pensieri
che hanno sommerso la mia volontà
e mi chiamano all’insensata
fuga dal tempo che ora vivo
perchè è mio, di mia scelta?
II
Se tu ascolti un istante il tedio
che mi danno le ore vuote di te
senza il tuo volto umanizzato
oltre misura nella trascendenza
dell’essere, non oseresti chiamarmi
con la voce assente di chi lontana
tormenta con i suoi sogni vani
la sua stessa immagine e reca
segni sul volto di dolorosi
silenzi, oltre ogni umana resistenza.
III
Ma se dalla tormentata dolcezza
di un’ora di oblio tenti di cogliere
il senso eterno della povera
vita che sfugge di mano
come cosa di cui non si ha che ribrezzo
non so più di che parlarti domani
quando sentirai l’audacia del vento
spingerti verso di me, che ignaro
ho solo il sospetto che tu mi ami
corrosa nel bene profondo.
IV
Del mondo non ho più che il vago
sentore di cosa sepolta
in remota distesa di effimere
speranze raccolte dal tuo volto
pensoso che ora da lungi da presso
mi accoglie in imago cangiante
per follia di colori che hanno
vestimenti nudi in un sogno
aggrovigliato in cui solo è presente
un tripudio di gioie sopite.
di Fedor Nicolay Smejerlink