Presso qual fonte hai sostato
per inumidirti la gola
per toglier dal volto
il fango disseccato dal sole
per ascoltare parole amare
che il vento porta da lontano
dissimili e uguali
nel loro significato vano;
perché tanto penare
ed errare con il fiato mozzo
e trattenere l’ansia di dentro
per esplodere in un urlo
selvaggio di morte
e le raccolte sembianze
scorrere di pallidi volti
senza più vita, in un miraggio
strano che ti porta alle case
lontane e alla loro muta attesa;
quale ventura incombe
su te, solitario passeggero,
fatto trastullo dal caso
che ti ha gettato in mani rapaci
che non ti lasciano
finché non sei fatto di stoppia
in un fossato inondato
di sole, perché tu non abbia
parole per maledirle giammai,
perché tu non sai che del tuo sangue
s’è fatto mercato
per averti dato un obolo...
ma nella maschera stessa
che il volto suo copre
negli occhi già stanchi fugaci
non scopri un fratello
che attende un gesto della tua mano
sì ch’egli possa stringerla
amica in un impeto
disumano pieno di calda
giovinezza che sente l’ebbrezza
di vivere senza tema un domani
che non agiti tristi fantasmi
di tempi lontani, ma dolce
il ricordo di un tempo più buono
più incline all’amore che all’odio?
Fedor nicolay Smejerlink