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Un giorno di Maggio

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Ero da poco uscito dall’autostrada che da Cagnes va oltre il Fréjus, larga e dal fondo solido, e avevo decelerato la marcia della vettura per godermi lo spettacolo della campagna di Provence che è uno dei più belli del mondo, quando è primavera.

Poi quasi improvvisa sopravviene una curva a gomito; la strada se ne va tutta a sinistra tra prati e filari di viti. Di là della curva vidi un braccio proteso, guantato oltre il gomito, un lieve accenno della mano. Frenai istintivamente, sebbene fossi ancora a una certa distanza dalla persona che indubbiamente chiedeva un passaggio, e per un momento ancora vidi quel braccio solo

Il pane dell'anima

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Il gusto loro era di sentirgli ripetere lo stesso discorso, in cui qualcosa di nuovo vi ficcava sempre, e di farlo infine andare su tutte le furie, interrompendolo quando meno se lo aspettava. ...

Gli stavano attorno come alla chioccia i pulcini, tutti intenti in apparenza, sino a che non fossero scoppiate a qualcuno le risa, invano trattenute. Allora quel riso contagioso correva da un capo all’altro del gruppo, pari a un fuoco d’artificio; ed egli ne rimaneva imbalordito a contemplarli, poi gli scappava la pazienza e l’invettiva solenne: “ ora basta, figli di ....; solo una lezione di creanza sarebbe  necessaria per voi”.

L'accalappia-cani

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Accalappia cani era; non pretendevano per caso che insegnasse loro il latino, quei malcreati. Ma l'educazione ...

gliel'avrebbe potuta insegnare, quella almeno sì, dal momento che non sapevano farlo i padri loro, alcuni dei quali si vantavano di aver frequentato l'Università, quella di Napoli, niente di meno! Si vede che a frequentarla avevan guadagnato poco; eppoi egli era del parere che l'educazione non la si fa andando a scuola, ma esser di buona pasta bisogna. Quelli, di mala pasta erano; ma non loro soltanto, anche i padri, i nonni, tutti quelli che usavan dire "ai miei tempi" e

Il canneto

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Credo di aver avuto un sei anni a quel tempo.

Mia madre, nei tardi pomeriggi assolati di luglio, conduceva me e le mie sorelline sulla spiaggia ricca di ghiaia e di sabbia bianche e pulite, come lo erano una volta, specie in Calabria. Sceglieva sempre un qualche angolo tranquillo e fuor di mano, per consentirci di correre e giocare a nostro piacimento senza dar fastidio ad alcuno.

Ella in genere se ne stava seduta, incantata e un po’ intimorita, dinanzi a quella immensa distesa di acque, che per lei, quasi una ragazza, venuta giù dalle Alpi del Piemonte, dovevano essere una scoperta affascinante e sempre nuova.

La Quercia

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Zì ‘Ntoni saliva stanco l’erta che conduce tra il bosco di ulivi e di mandorli a Villa Miranda,

alle cui spalle si apre la Piana con le sue vaste distese a viti, a frumento, a boschi ancora, per poi precipitare giù in burroni e scoscendimenti sabbiosi sulla valle del Mesima.

Stanco e crucciato era; ma la stanchezza non gli dava fastidio. Da trentadue anni ormai, dopo una giornata intensa di lavoro, si portava lassù ogni sera con l’animo lito per consumare una parca cena sotto la grande quercia,lì, presso la villa, con la sua Betta e i figlioli; prima uno, Pino, poi Rita, e sei altri ancora, venuti tutti lassù alla luce, senza cure prodigate da mani sapienti,

Poesia

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Hanno i tuoi baci il sapore strano

di un tempo lontano,

che fu; di mia fanciullezza.

 V’è negli occhi tuoi una tristezza

che più non cancella

l’amore. Con dolce mano

Anzi l'alba

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Con gli occhi ami, Antinoo;

altri sensi non hai.

Oltre la stradicciola

il muro è ripido

mena alle stelle.

Una pioggia di pensieri

t’imbianca il volto

e resta sospesa

una goccia anzi l’alba

sullo stelo della tua vita.

DiCo

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Dico, parlo, chiedo,

voglio, affermo,  pretendo,

esigo, ordino, impongo.

…cazzo!  qualche volta sbaglio;

mica sono infallibile!

 

nonsologrigio

SOFFERMARCI

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Non ci coglie

pensiero smarrito di cose

nuove, l’assurdo ch’è denso

di vero nell’animo.

Declinante ogni anelito

tace, forgia rovente

si spegne come in sogno

l’immagine,

il correre vano per falsi

La galleria degli antenati

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-         Menico ... Menico! dove ti sei cacciato, figlio di un cane!

La voce del marchese di Sterri risonò aspra e ansiosa nel vasto cortile del palazzotto signorile, stretto tutt’attorno dalle basse casupole dei suoi fittavoli, delle persone di servizio, dei braccianti, tutti più o meno suoi dipendenti, di cui l’ultimo erede del casato D’Arrigò soleva ripetere che vivevano felici alle sue spalle.

Il pàpparo

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Per la strada che dal villaggio di S. Pietro porta alla marina di Vibo Valentia scendeva quella mattina il pàpparo, scalzo come sempre, il tamburo a tracolla, assonnato per il lungo vegliare, desideroso di giungere quanto prima gli fosse possibile alla sua misera stamberga e lì gettarsi di peso sul giaciglio per un po’ di riposo.

Ricontava le manciate di monetine che il parroco e i campagnoli gli avevano dato, il primo finita la festa, gli altri man mano che avanzava suonando e precedendo la miracolosa immagine del loro protettore tra le quattro case del villaggio e le altre poche coloniche che gli stanno attorno; ma a contarli e ricontarli erano sempre gli stessi.

La ribellione

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Hanno congiurato gli dei

contro l’uomo, creandolo

cieco, ambizioso, crudele

e infine mortale.

Seggono torvi sugli usci o per le strade

all’ombra dei platani

ed hanno pensieri intrisi di sangue

Perché non siam fatti di carne

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Perché è tempo che l’uva maturi

e si tolgan di mezzo le spine.

Noi siam di pasta compatta

permeata di umori ferrigni, legata

ad un tralcio. Mai come fiore

nei sepali, ché il profumo

è di dentro, serbato nel recondito

di un convulso meccanismo

costruito secondo natura,