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Verrò da te

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Con occhi maliardi mi guardi, terra

genitrice di vermi

come brama avessi di possedermi

senza nulla donare.

Eppure io sono un seme

un piccolo seme di te, caduto

inavvertitamente

in un solco fecondo

non bruciato dal vento

dal gelo, dai dardi avidi del sole.

Una casa che non cammina

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Acque azzurre verdesmeraldo tra un’asse e un’altra, sconnesse; dal tempo, da un urto, da un’esplosione prossima.

Brigida. Una casa che non cammina, con ruote róse e rosse su un binario morto; una casa in cui si è imbattuta, stanca; Claudia dormiva, pesava tre volte, biancorosa nel volto dolce.

Un tetto, una casa; difficile trovarne quando la guerra devasta, senza nulla che valga indosso, straniera. Un corpo giovane, ma stanco. Il corpo non; Claudia avrà fame, soffrirà, innocente; ma il corpo non si vende. Era stato di Marco, era appartenuto a Marco.

Una Vela

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Una vela

che sogna sul mare acque

chiare di smeraldo, confortata

da un tenue ondeggiar di risacca.

Più vele nel cielo, tese

su un pennone di viscide piume,

plananti o in feroce picchiata

e il gridio di avide gole

sepolte nell’onda per un attimo.

Poi un veleggiar bianco, infinito

sul lucente dorso delle acque,

Questa contemplazione

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Mareggia il grano biondo

presso a maturazione;

alla falce della crescente luna

il dorso offre che curva

dal peso oppresso che su lui già incombe.

Nella tua veste verde

eri un fanciullo libero nel sole

che dai colli correvi alle marine

ed al monte salivi

a passi certi e lenti.

Pagine marine XI

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Odo il tuo respiro

possente

di creatura informe

senza dimensioni.

Ti agiti nella tua prigione

e la stringi nelle tue braccia

prigioniera di te.

Un gioco eterno:

come un bimbo

tu mordi e sbricioli,

Er Caso

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... in quella positura

ch’assume co le mani quando parla

inzaccate tra le brache e la cintura

               Er caso

Tu guarda ar caso, l’antro giorno Nena

me disse ch’er marito era impegnato

come oratore

in un comizio assai qualificato.

 

Fedor Nicolay Smejerlink

Foglie morte

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Si sperdono come i desideri. Foglie morte.

Fu nella piana di Mamuntanas, quando il corvo gracchia indisturbato dai sassi tesi del nurago e la civetta attende la sera prossima per fare sue le prede.

Il sole cade a sghimbescio tra le fetide pozze di Fertilia e la curva di Porto Conte, e Alghero è rossa come un’aragosta viva.

Il vento viene su, ansimando, ansimando, dal mare; il suo respiro penetra nelle forre, si avviluppa ai muri a secco, procede stanco. Si sperde nelle sugheraie e le chiome ne raccolgono il morente brivido.

Un giorno di Maggio

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Ero da poco uscito dall’autostrada che da Cagnes va oltre il Fréjus, larga e dal fondo solido, e avevo decelerato la marcia della vettura per godermi lo spettacolo della campagna di Provence che è uno dei più belli del mondo, quando è primavera.

Poi quasi improvvisa sopravviene una curva a gomito; la strada se ne va tutta a sinistra tra prati e filari di viti. Di là della curva vidi un braccio proteso, guantato oltre il gomito, un lieve accenno della mano. Frenai istintivamente, sebbene fossi ancora a una certa distanza dalla persona che indubbiamente chiedeva un passaggio, e per un momento ancora vidi quel braccio solo

Ar caro nostro Papa

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Er Papa, sarvognuno, è ‘na potenza

‘na potenza che ar monno nun c’è guale

e seppure ha perduto er ‘temporale’,

Re c’è arimasto e l’antri so’ccellenza.

Lui te predica sempre l’obbedienza

la carità, er bene universale,

pe’ poi, co’ la scommunica papale,

ridutte cinicio appena che ce penza!

Il pane dell'anima

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Il gusto loro era di sentirgli ripetere lo stesso discorso, in cui qualcosa di nuovo vi ficcava sempre, e di farlo infine andare su tutte le furie, interrompendolo quando meno se lo aspettava. ...

Gli stavano attorno come alla chioccia i pulcini, tutti intenti in apparenza, sino a che non fossero scoppiate a qualcuno le risa, invano trattenute. Allora quel riso contagioso correva da un capo all’altro del gruppo, pari a un fuoco d’artificio; ed egli ne rimaneva imbalordito a contemplarli, poi gli scappava la pazienza e l’invettiva solenne: “ ora basta, figli di ....; solo una lezione di creanza sarebbe  necessaria per voi”.

L'asino

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O lui o quell’asino maledetto. O quello scompariva dalla faccia della terra o egli se ne sarebbe andato senz’altro dall’orto, prima che il fegato gli scoppiasse per la bile, e il medico prima e il prete dopo scialassero allegramente con i suoi soldi, risparmiati a forza di sacrifici.

Compare Peppe non ne aveva colpa, non se la poteva prendere con il suo compare, ché erano stati allevati, si può dire, assieme e si volevano un bene dell’anima. Eppoi se rompeva l’amicizia e per disgrazia gli fosse accaduto di star male, aveva voglia ad aspettarle, la moglie e le figliole del compare

Il canneto

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Credo di aver avuto un sei anni a quel tempo.

Mia madre, nei tardi pomeriggi assolati di luglio, conduceva me e le mie sorelline sulla spiaggia ricca di ghiaia e di sabbia bianche e pulite, come lo erano una volta, specie in Calabria. Sceglieva sempre un qualche angolo tranquillo e fuor di mano, per consentirci di correre e giocare a nostro piacimento senza dar fastidio ad alcuno.

Ella in genere se ne stava seduta, incantata e un po’ intimorita, dinanzi a quella immensa distesa di acque, che per lei, quasi una ragazza, venuta giù dalle Alpi del Piemonte, dovevano essere una scoperta affascinante e sempre nuova.

Alla tua ombra

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Alla tua ombra mi raccolsi stanco

dopo la solitaria

corsa qua e là per la campagna aprica,

amica quercia, che profumi non hai,

non hai svettanti al cielo

rami fioriti e di color cangianti.

Povera cosa sei

sublime ostello alle mie stanche membra.

Con te mi è lecito parlare ormai

Poesia

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Hanno i tuoi baci il sapore strano

di un tempo lontano,

che fu; di mia fanciullezza.

 V’è negli occhi tuoi una tristezza

che più non cancella

l’amore. Con dolce mano