Oggi hai la gobba di cristallo,
lucente.
E’ infida questa tersa
tua solitudine.
A momenti ti solleverai
altissimo.
Un dono infinito agli uomini
sommergili: ma vivere in te
aver pinne, occhi tondi.
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Oggi hai la gobba di cristallo,
lucente.
E’ infida questa tersa
tua solitudine.
A momenti ti solleverai
altissimo.
Un dono infinito agli uomini
sommergili: ma vivere in te
aver pinne, occhi tondi.
Che una nuvola passi,
tenue, sugli occhi
che non hanno pianto.
Ti sembra vuota
caduca, perché trascorrono
per te le ore
come soffio di cenere
impalpabile
in aritmia con la vita.
Che il cielo si sia liquefatto
all’improvviso, lasciandovi
un plumbeo candore,
o è l’anima dentro che soffre
prigioniera, oppressa
dall’ombra torbida degli anni?
Le rose non sono di sogno
e la realtà è avara.
Ho come un desiderio
di cielo. Non so le cose
che anelo nella vita.
Se la via è battuta dal vento
sento il desiderio (provo il tormento)
di volare con esso, senza meta:
se il fiume scorre
rapido, vorrei farmi accogliere
Lo ZERO (e non solo) nella Matematica
Un’ipotesi matematica è presentata come una normale conversazione tra due ricercatori. Il dialogo che avviene in una breve ricreazione, rilassante e piacevole, serve da tonificante mentale alle stressanti e spesso ripetitive azioni che i due studiosi devono compiere, talvolta con risultati solo parziali, per portare avanti la loro complessa ricerca.
John … Sai cosa mi infastidisce nella matematica? …
Serghey ehm … cosa ti frulla, oggi, per la testa, a cosa alludi?
EPIGRAMMA
Salvar le oche un giorno il Campidoglio
e maledette furon dal Gallo;
siedon gli asini adesso su quel soglio
ma benedetti son per ogni fallo!
Fedor Nicolay Smejerlink
Canta il cigno laggiù nella palude
un melodioso canto,
brilla negli occhi già impietriti il sole.
Ma spera ancora; il tardo
muover de piedi in faticoso approdo
l’ansia del tempo ormai senza più tempo
e il corpo s’abbandona
in uno sforzo vacuo
che nulla ha più di vivo e di mortale.
Un giovine, abitante verso la parte alta del paese, ha la sensazione dell’imminente sciagura e fugge dalla casa verso il monte, trasportando sulle spalle la vecchia madre che si trovava già a letto.
… e non ti parve mai più dolce
peso quale alle spalle, agli omeri
ti avvolse la madre assorta
nei suoi sogni e in sogno
orrido intenta per l’erta
spettatrice andava, col tuo
Presso qual fonte hai sostato
per inumidirti la gola
per toglier dal volto
il fango disseccato dal sole
per ascoltare parole amare
che il vento porta da lontano
dissimili e uguali
nel loro significato vano;
perché tanto penare
Un granchio; è venuto fuori
dalla sabbia. Non so cosa
voglia, che guardi.
L’acqua gli ha fatto gli occhi
di cristallo: lo ha dondolato
tanto, ha perso il senso
dell’andare.
Uomini
che hanno pianto molto,
Con occhi maliardi mi guardi, terra
genitrice di vermi
come brama avessi di possedermi
senza nulla donare.
Eppure io sono un seme
un piccolo seme di te, caduto
inavvertitamente
in un solco fecondo
non bruciato dal vento
dal gelo, dai dardi avidi del sole.
Un grosso cervo un dì,
in un laghetto alpino
specchiandosi arrossì.
Credea sol con il vento
competere correndo
e pel suo nobil mento
magari con il Re;
Acque azzurre verdesmeraldo tra un’asse e un’altra, sconnesse; dal tempo, da un urto, da un’esplosione prossima.
Brigida. Una casa che non cammina, con ruote róse e rosse su un binario morto; una casa in cui si è imbattuta, stanca; Claudia dormiva, pesava tre volte, biancorosa nel volto dolce.
Un tetto, una casa; difficile trovarne quando la guerra devasta, senza nulla che valga indosso, straniera. Un corpo giovane, ma stanco. Il corpo non; Claudia avrà fame, soffrirà, innocente; ma il corpo non si vende. Era stato di Marco, era appartenuto a Marco.
Fuori il vento faceva gemere gli alti abeti e la povera casa, sperduta nel cuore della Sila, pareva dovesse crollare da un istante all’altro, essere portata via da un soffio più impetuoso di quella gelida tramontana.
Ma pensandoci bene, Turi Arena sorrise. L’aveva costruita lui, non ricordava più quanti anni fossero, assieme a suo padre e avevano scelto alla bisogna i più bei pini del luogo; l’avevano poi completata, per quanto ce n’era di bisogno, con legno di abete, faggio e castagno.
Suo figlio Rocco, buon’anima, aveva fatto il resto, sostituendo ciò che il tempo e le intemperie avevano inevitabilmente corroso
Mareggia il grano biondo
presso a maturazione;
alla falce della crescente luna
il dorso offre che curva
dal peso oppresso che su lui già incombe.
Nella tua veste verde
eri un fanciullo libero nel sole
che dai colli correvi alle marine
ed al monte salivi
a passi certi e lenti.
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