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L'alba

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Ora sui campi rugiadosi e neri

luce del ciel diffondesi lontana

 

come da fonti scaturita in veri

rivoli immensi di bellezza arcana.

Quieta è la terra; ma l’inquieto seme

già fecondato nel suo seno, il primo

sole anela; alimenta in cuor la speme

l’agricoltore d’un raccolto opimo.

Pagine Marine II

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Un tronco di palma

ieri alla battigia, oggi all’asciutto

Ha perduto

il colore della carne

il profumo delle alghe.

Non mi siedo:

turba starsene su un cadavere

rinsecchito.

Dentro è molle

il dito quasi vi affonda:

La pesca

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Hanno issati i vincastri

e tutto di pioggia scintilla

i volti scarni sull’ispido pelo

rugiada, negli occhi un fuoco

profondo. Tremiti di febbre

come aura marina sul dorso

nudo e tremiti di morte

iridescenti senza una voce.

Han teso le fragili trappole,

nel tramonto era il presagio

dell’alba, l’attesa senza sonno

Il terzo segreto

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Il grande segreto, taciuto occultato,

quello che al mondo non venne svelato.

Al sommo, l’eletta confidarsi aspirava,

ma ogni gradino affrontar le toccava.

Ferma, tenace, caparbia e ostinata,

anche dal papa, fu infine sdegnata.

Il mistero divino, riportato e fedele,

colpiva funesto: per il clero fu fiele!

La Chiesa, la trama volle cambiare,

e a loro piacere il mondo stuprare:

Pagine Marine V

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Un gregge, senza meta,

tra l’arenile e la sterpaglia,

a testa bassa.

E’ mostruoso questo tacito

andare.

Una nube nel cielo

bianca, vaga.

Si specchia nelle tue acque,

informe.

Ecco Signore

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Ecco, Signore, se dell’universo

tu sei il fondatore,

se hai creato la terra

ed il mare e le stelle,

se ai liberi uccelli hai dato le ali

se hai fatto i pesci nelle acque guizzare

se a tutte le belve hai dato gli artigli

e un misero cuore hai dato ai conigli,

se ad ogni cosa un nome

Persa semenza

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Più parole non ebbi e l’ombra cupa

scese su tutto. Come dall’alto

sulle distese del suo mare azzurre

precipite vedea la sua ruina

e di già nei ciechi occhi il sol distesa

avea l’imagine di morte

a la dedalea prole,

tal piombava l’anima mia

disgiunta dalla frale dimora

nell’abisso. E non v’era fondo

e non luce e non speranza.

A mio padre

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Io la morte l’ho vista

serena sul volto del padre,

come sonno ristoratore.

Cinquant’anni fra i bimbi

nell’umile scuola

ove fiorian le speranze,

dove egli solo sapeva

i sogni di giovini cuori.

Li ritrovò per le vie

con i volti emaciati

Senza meta

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La strada era polverosa, cosparsa di ciottoli; e le rughe profonde, che Diego seguiva con gli occhi stanchi arrossati, gli dicevano della sua vecchiezza e gli pareva di trascinare i piedi sopra una pelle vizza, cosparsa di macchie scure, come di sangue aggrumato dal passare del tempo.

Dalle rade querce abbruciate dal sole di una estate calda e secca svolazzava qua e là qualche merlo, colto di sorpresa al riparo dal sole sui rami bassi o sulle foglie sparse per terra, dove l’ombra dà un po’ di ristoro, e si allontanava di poco fischiettando, quasi rivolgesse un rimprovero all’importuno che veniva ad infastidirlo.

Oasi

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A Turi avevano detto che quella sarebbe stata una vita da cani, esposto sempre al freddo e alle intemperie e, quando il sole scotta, al riverbero del pietrisco infocato che brucia gli occhi e incolla la lingua al palato; avevano insistito ché rimanesse tra loro, perché il pane sul mare lo si guadagna comunque e che infine un aiuto, un consiglio, un conforto se lo potevano dar l’un l’altro, venuti insieme su dall’infanzia, con negli occhi stemperato il ceruleo di quel mare limpido e immenso,

dal quale non potevano staccarsi senza un rimpianto nel cuore e un senso di smarrimento nell’animo.

L'Ego

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               ed ogni essere volle il suo dio.


L’uomo lo creò a propria immagine e somiglianza;
il più perfetto possibile.
In tal modo lo raffigurò e lo venerò.
Vide però tanta cattiveria e malvagità
tra i suoi simili; allora, ne creò un altro,
a loro immagine e somiglianza; mostruoso.
E lo sprofondò negli abissi infernali.

nonsologrigio

Don Pietro Fagà

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Soleva dire, a chi ancora gli chiedeva perché i figli amavano il lavoro come il diavolo l’acqua santa, che lo sbaglio più grosso della sua vita era stato quello di avere sposato la figlia di Antonio Ballotta, che terre al sole ne aveva tanta da poter dare lavoro a tutta la gente di Majerato e di Sant’Onofrio messa insieme, ma che lui non si era mai preoccupato di andare a vedere quanto era lunga e quanto era larga per non far la fatica di percorrerla a piedi.

Tra un pasto e l'altro

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Dialogo tra un cameriere di (uno dei primi) vagone ristorante e un viaggiatore.

-         Prima colazione, signori, prima colazione!

Vettura ristorante

-         Buon giorno signore, desidera? Esprima ogni suo desiderio e noi saremo lieti di accontentarla!

-         Capito poco ... io volere manciare!

-         Oh! Il signore è straniero! Bene, bene! Cucina italiana offrire vasto assortimento specialità, cibi ottimi, vini insuperabili ...

A Te

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Volle te, pallido fiore, al Suo fianco

e ti investì di amore intenso

perché sprigionassi il profumo

racchiuso nell’umile boccio.

Ora mi sembri fatta di cera

e di carne, creatura infinita

plasmata dalla Sua mano divina

per un disegno inconoscibile.

Io sarò curvo dagli anni e tu curva